POLITICA

Gli eueopeisti italiani si rendono conto di cosa stanno costituzionalizzando?

Gli eueopeisti italiani si rendono conto di cosa stanno costituzionalizzando?

WEIDMAN Sì

orizzonte48.blogspot.it

WEIDMAN

Nel precedente post abbiamo posto in rilievo la contraddizione tra il volere la “flessibilità” di bilancio, o comunque una gestione nazionale più autonoma e discrezionale del livello del deficit, magari facendo leva sul “presunto” incoraggiamento di Obama, e l’atteggiamento invariabilmente intransigente delle istituzioni UE a trazione germanica, inserendo, simultaneamente in Costituzione “l’obbligo di attuare le politiche europee” come mission delle Camere e contenuto tipizzato della funzione legislativa.

Allo stesso modo, oggi, all’interno dei nuovi sviluppi del malcontento ostentato dal nostro presidente del Consiglio, sulla materia dell’immigrazione, verso l’atteggiamento €uropeo (chiacchiere”, porte chiuse e assenza di “civiltà”).

In base a una realistica, e giuridicamente corretta, lettura del contenuto dei trattati €uropei e del contesto applicativo che i rapporti di forza, – che non possono più essere ignorati, oggi meno che mai-, quali potranno mai essere queste “politiche dell’Unione”?

La risposta ce la fornisce un documento di interpretazione autentica di provenienza germanica, cioè dallo Stato che ha (stra)vinto la “competizione” (commericiale, liberoscambista) che, come avevamo segnalato, e prima di me il prof.Guarino, si sarebbe instaurata tra gli ordinamenti dei paesi aderenti all’Unione disegnata da Maastricht, e che dunque, come in ogni organizzazione liberoscambista, avrebbe comportato un vincitore imperialista e dei “perdenti” in posizione del tutto analoga a quella dei paesi coloniali.

2. Segnalato da Marco, vi riproduco perciò il video della conferenza tenuta da Jens Weidman all’Istituto intitolato a Walter Eucken(“The idea of ordoliberalism was introduced for the first time in 1937 in Ordnung der Wirtschaft, a periodical published by Walter Eucken, Franz Böhm and Hans Großmann-Doerth. From 1948 on it was further developed in the journal ORDO”).
La conferenza verteva sul tema “management della crisi e politiche ordoliberiste”.
Era l’11 febbraio 2012: Weidman, in concreto, di fronte ai problemi posti dalla crisi dell’eurozona, ci dice che “ci vuole più €uropa”, ma chiaramente non indica quello che intendono, tutt’ora (almeno nelle dichiarazioni mediatiche), gli €uropeisti italiani.
Per Weidman, – e certamente la sua posizione è altamente indicativa della linea politica dell’interlocutore tedesco- la costruzione €uropea è essenzialmente ispirata al paradigma ordoliberista (come ripete ossessivamente: ad es; minuto 14.10 14.40 ed altri “ordoliberalismus”), di cui Eucken è stato, sul piano della cariche e dell’azione come governante tedesco, uno degli esponenti più emblematici.

Sulla scorta di questa premessa, la democrazia, secondo Weidman, esiste nei limiti della realizzazione dell’ordoliberismo e, “ci vuole più €uropa”, è una soluzione che non implica, paradossalmente (ma non troppo, nella visione costituzionalizzata dalla Germania), l’esautoramento dei parlamenti nazionali – per primo quello tedesco che rimane il giudice di ultima istanza della correttezza e dell’efficienza degli altri partners-, nell’attuare le politiche €uropee, cioè l’ordolibersimo tedesco, ma una forte aderenza alla visione del mercato e della competitività additata dai tedeschi..in nome dei trattati in quanto ordoliberisti.

 

3. Dunque, non un governo federale di trasferimenti, ma la germanizzazione di ogni linea di governo e di politica economico-fiscale rispetto alle rispettive comunità nazionali.
E Weidman, in un crescendo di dure, se non sprezzanti, critiche ai vari principali paesi membri dell’UE, sostiene una (singolare) concezione della cooperazione politico-economica €uropea che si riduce all’obbedienza incondizionata ai desiderata tedeschi e al rimprovero per non essere abbastanza ordoliberisti; e infatti redarguisce il Regno Unito, la Francia e soprattutto l’Italia.
Il problema dell’eurozona, per Weidamn, è l’eccesso di debito pubblico e l’enorme debito pubblico italiano, secondo lui, è imputabile all’eccesso di spesa dovuto alla condizione di “matrimonio” tra Tesoro e Bankitalia, dimenticando, con grande negligenza, irridente i fatti e i dati, che è invece proprio il “divorzio” tra questi due, e l’applicazione delle teorie monetariste esplicitamente insite nell’ordoliberismo (ben prima dell’arrivo della US-wave guidata da Milton Friedman), ad aver determinato lo spaventoso decollo della spesa degli interessi e l’ammontare record del debito italiano, all’interno del ben diverso “matrimonio” con la Germania determinato, inizialmente, dallo SME.
Il moderatore, nel commentare, subito dopo, l’applauditissimo intervento di Weidman, al minuto circa 39′, accosta ad Eucken anche le idee di Hayek e Miksch (l’ordoliberista che, in vista del Colloque Lippmann, inventa il termine “neo-liberismo”, come sanno i lettori de “La Costituzione nella palude”).

4. Questo video, con abbondanza di esplicitazioni, ci avrebbe risparmiato tanti post e tante discussioni fondate sulla (altrui) “mancanza di risorse culturali” (rammento un antieuro, giornalista “moderato”, esperto di economia, su twitter, che di fronte al termine ordoliberismo da me indicatogli come paradigma dei trattati mi rispose: “che c’entra l’ordoliberismo?”).
L’ordoliberismo o ordoliberalismo, com’è noto la discussione è oziosa, secondo Roepke (qui, p.2) e lo stesso Einaudi (che usa sul punto argomentazioni del tutto simili a quelle, più famose, di Hayek), escogita la formula “economia sociale di mercato“, e a sinistra, in Italia, ciò è stato ritenuto sufficiente per considerare tale paradigma una “terza via” (ma v. qui, p.6), una sorta di neo-liberismo dal volto umano.
Ma i fatti, rivelano che non è così; le difficoltà di “dialogo” con le istituzioni UE dell’attuale classe politica italiana derivano proprio da questa idea malcompresa.

5. Ma, sul piano di quel fatto culturale di indubbia rilevanza che è l’espressione programmatica delle idee fondanti (di un’oscura utopia, come segnala Rosa Luxemburg, anticipando i tempi, p.6), Einaudi ci aveva già delineato, nelle sue “Prediche inutili”, gli effetti auspicati dell’ordoliberismo come paradigma-guida della costruzione federalista €uropea e l’aveva fatto riportandosi il pensiero di Ludwig Erhard, di cui Eucken fu ascoltato consigliere economico in plurime sedi di governo, come modello ottimale a cui fare riferimento: ne abbiamo già lungamente parlato ma ve ne riposto alcuni passaggi salienti, in tema di ordine naturalistico del mercato ed effetti sociali dell’adozione di una moneta regolata che equivalesse al gold standard:
“La politica di mercato diventa «sociale» grazie al mezzo adoperato all’uopo. Mezzo è la concorrenza e basta questa, senz’altri amminicoli, ad ottenere l ’effetto «sociale». Siccome i politici si contentano dell’aggettivo, l’Erhard volontieri indulge all’innocuo vezzo linguistico (p. 2):
“Attraverso la concorrenza si consegue una socializzazione del progresso e del guadagno e per di più si tiene desto lo spirito di iniziativa individuale.”
“Il sistema di una economia sociale di mercato inspirata ai principii liberali ha avuto un successo di gran lunga superiore a qualunque specie di dirigismo (pp. 54-55):
La riuscita di un triplice accordo che dovrebbe essere l’ideale di ogni economista di moderno stampo liberale: aumentando la produzione e la produttività e in proporzione con essa anche i salari nominali [mi auguro non vi sfugga che questa è esattamente quella che Paolo Pini ha chiamato la “regola di piombo” sui salari di Mario Draghi], l’accrescimento del benessere, grazie a prezzi stabili o magari decrescenti, va a beneficio di tutti...
Il beneficio della liberalizzazione e il maleficio del controllo delle divise vanno d’accordo come il fuoco e l’acqua. Il controllo delle divise è per me il simbolo del male quale che sia la veste sotto la quale appare; dal controllo delle divise traspirano la maledizione e l’odore della preparazione bellica e della guerra, dal cui disordine distruttore esso è nato.”
Le sanzioni automatiche valgono più di quelle concordate fra stati. Ai tempi del regime aureo la cattiva condotta economica e finanziaria di un paese dava luogo senz’altro, senza uopo di accordi internazionali, alle necessarie sanzioni (p. 169)…”.

Al tempo della valuta aurea non venivano impartiti ordini né da istituzioni né da persone. Esisteva il comando anonimo, impartito dal principio regolatore, dal sistema. Esso però non era gravato da idee di sovranità nazionale, né dalle fisime di una possibile autonomia politico economica, né da preconcetti o suscettibilità di qualunque genere.”.10. E, nel prosieguo dell’esposizione, si comprende anche come, se poi invece del comando anonimo servono i memoranda del MES, come la Corte di Giustizia ci insegna, va bene lo stesso.

6. Prosegue l’esposizione di Einaudi sull’ordoliberismo da lui condiviso:
…“La stabilità della moneta non vive da sé. Viga il sistema aureo o quello della moneta regolata, affinché ad esempio il principio del mercato comune europeo duri, occorre (p. 172), come in passato per il regime aureo, non ricchezza o forza, ma solo la modesta nozionc che né uno stato né un popolo possono vivere al disopra delle «proprie condizioni ».”“Se si vuole che la moneta sia stabile, importa innanzitutto mettere in ordine la propria casa. Perciò l’Erhard è scettico rispetto al toccasana dell’europeismo se questo non è preceduto ed accompagnato dall’ordine interno (p. 169)
O il mercato comune sarà liberista o correrà rischio di cadere nel collettivismo (p. 208):
Nel mercato comune… o si fa strada lo spirito del liberismo ed avremo allora un’Europa felice, progressiva e forte, o tentiamo di accoppiare artificiosamente sistemi diversi ed avremo perduta la grande occasione di una integrazione autentica. Una Europa dirigisticamente manipolata dovrebbe, per sistema, lasciar paralizzare le forze di resistenza contro lo spirito del collettivismo e del dominio delle masse, e illanguidire il senso di quel prezioso bene che è la libertà.
La politica di armonizzare, uguagliare, compensare è (p. 208): quanto mai pericolosa
Conclusioni di Einaudi
“Gli estratti da me insieme cuciti nelle pagine precedenti chiariscono il significato sostanziale dell’aggettivo «sociale» ficcato in mezzo alle parole « politica di mercato », che sono il vero sugo della dottrina di Erhard…anche il qualificativo «sociale» è un semplice riempitivo. A differenza di quello del Martini, che è di gran peso per la persistenza dell’aggregato umano, il riempitivo «sociale» ha l’ufficio meramente formale di far star zitti politici e pubblicisti iscritti al reparto «agitati sociali».”

7. Tutti concetti che ben avrebbero potuto essere enunciati da Weidman nella sua conferenza qui riportata.
Insomma, solo una miopia e difetto di comprensione di un processo che dura da sei decenni, inalterato nella sue linee guida irrinunciabili, e molto ben accette in importanti ambienti economico-culturali italiani, potrebbero giustificare il disappunto e la delusione da parte del nostro presidente del consiglio, come se le reazioni degli interlocutori UE fossero qualcosa di imprevedibile e sorprendente, e non invece un comportamento assolutamente coerente.

Ma, una volta che i fatti obblighino a prendere atto di questa coerenza immutabile e della precisa connotazione che implicano, in termini di politiche economico-fiscali e del lavoro (che coincidono con quelle di gestione degli immigrati, inutile fare le belle statuine e negare questa realtà), a maggior ragione, che senso ha costituzionalizzare l’adesione all’€uropa e l’obbligo di attuare le politiche €uropee?

8. Volendo, “politicamente”, lo si può fare; è, nella sua sostanza, una scelta già implicita nello SME e in Maastricht.
Però poi occorre assumersene la responsabilità e non soprendersi di esiti, nefasti per l’Italia, che sono esattamente quelli ripromessi dalla costruzione €uropea e sui quali, da tanto tempo, gli ordoliberisti tedeschi, ma anche Einaudi e i suoi epigoni italiani, (che non sono mai mancati, prima a destra poi a sinistra), avevano fornito spiegazioni chiarissime e inequivocabili.
Stupirsi e sollevare questioni, a questo punto, è solo questione di inconsapevolezza: e di non aver studiato, quando si era ancora in tempo…