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“Case green”, ideologia totalitaria dell’Unione europea

case green

La follia “verde” dell’Unione Europea, con la c.d. “direttiva sulle case green” che, nel marzo scorso, ha ottenuto il primo via libera da parte del Parlamento europeo, ha come scopo quello di stimolare le ristrutturazioni di edifici privati e pubblici in tutta Europa al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 del parco immobiliare dei 27 Stati membri. Il testo fa parte del progetto “Fit for 55” attraverso il quale l’Unione intende ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990 ed arrivare alla “neutralitá climatica” nel 2050 con zero emissioni.

In particolare:
1) gli immobili residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033;
2) gli altri edifici non residenziali, invece, dovranno rientrare nella classe E a partire dal 2027 e nella D dal 2030. Se, da un lato, va riconosciuto al Governo Meloni di essersi attivato per ridurre l’impatto devastante di questo provvedimento (che non considera le specificitá del patrimonio immobiliare dei singoli Stati membri) sulle tasche dei proprietari, dall’altro va combattuta l’ideologia stessa sottesa alla “transizione energetica green”.

In primo luogo, la follia europeista costerá all’Italia, che non puó ragionare a debito come Francia e Germania, 59 miliardi di euro l’anno (Fonte: Ance), ossia quasi tre punti di Pil. Il bel Paese, dunque, potrá concedere dei sussidi, ma centellinando le risorse e raschiando il barile del bilancio pubblico.

In secondo luogo, va messa la parola fine alla nuova “religione civile ecologista”, in quanto, attraverso lo spauracchio dell’emergenza climatica, si pongono le premesse per una autentica “pianificazione democratica” secondo i parametri del nuovo “socialismo verde”, pretesto per stravolgere i modelli socio-economici esistenti (la riforma costituzionale n. 1/2022, che ha introdotto in Costituzione la tutela dell’ambiente nell’art. 9, rafforza questo passaggio).

In terzo luogo, come ha ribadito il prof. Antonio Zichichi (fisico), sul cambiamento climatico (da non confondere con l’inquinamento) l’attivitá umana incide solo del 5%, mentre il restante 95% dipende da fenomeni naturali legati al sole. Il “morbo” del Protocollo di Kyoto del 1997 e della COP21 di Parigi prosegue senza sosta grazie anche ad un’informazione a senso unico che non assicura alcun pluralismo, ma è “enzima” dei nuovi totalitarismi….a danno dei cittadini europei.

Filippo Borelli (Avvocato amministrativista del Foro di Verona)
Daniele Trabucco (Costituzionalista)