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Con l’assoluzione di Geert Wilders si celebra la vittoria della libertà di parola e si archivia il multiculturalismo

Geert Wilders, il leader  di IFA, International Freedom Alliance e del PVV, il partito per la libertà’, dichiara ispirazione liberal-conservatrice e nato da una costola del partito liberale olandese, come sappiamo, è stato finalmente assolto nel processo che lo vedeva imputato con l’accusa di istigazione all’odio razziale presso il tribunale di Amsterdam.

Wilders era stato messo sotto accusa per aver definito l’islam una religione “fascista”, e per aver paragonato il corano al “Mein Kampf” di Adolf Hitler (un paragone suggerito esplicitamente peraltro anche da Sir Winston Churchill nel suo libro “The Gathering Storm”).

Ostracizzato e stigmatizzato su scala europea come il campione delle nuove destre xenofobe, l’odioso istigatore anti-islam (anche nel giorno della sua assoluzione la noiosissima e faziosa tv ‘bruxellocrate’ Euronews definiva Wilders “leader dell’estrema destra olandese”), il leader del PVV non ha voluto concedere interviste a caldo dopo la sua assoluzione.

Si è limitato a rilasciare un comunicato sul sito del PVV nel quale ha affermato: “Oggi si celebra la vittoria della libertà di parola. Gli olandesi possono ancora parlare criticamente di islam, e la resistenza contro l’islamizzazione non è un crimine. L’ho detto, lo dico e continuerò a dirlo”.

Costretto da anni a vivere sotto scorta ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette, da quando in Olanda dibattere sul ruolo politico dell’islam o farne argomento di satira può costarti la vita (Theo Van Gogh docet) Wilders è riuscito a scuotere l’agenda politica olandese, il paese più “multikulti” d’Europa sino a pochi mesi fa – e a ottenere più del 15% dei voti alle ultime elezioni politiche olandesi del 2010.

Oggi il PVV fornisce un appoggio esterno determinante al governo guidato dai liberali del VVD del premier Mark Rutte e dei cristiano-democratici (CDA) di Jan Pater Balkenende.

Un sostegno decisivo quello del PVV che inizia a dare i suoi frutti politici, visto che il 16 Giugno scorso, con una lettera a corredo di un documento di 15 pagine, il ministro degli interni olandese cristiano-democratico, “Piet Hein” Donner, ha deciso di rendere pubblico il nuovo corso del governo olandese in materia di immigrazione: ”Il governo condivide la disaffezione sociale nei confronti del modello sociale del multiculturalismo e intende rimettere al centro i valori del popolo olandese. Nel nuovo sistema di integrazione, i valori della società olandese giocano un ruolo centrale. Con questo cambiamento, il governo si lascia alle spalle il modello di una società multiculturale”.

Si spazia dalla richiesta di apprendimento del dutch per gli immigrati, a misure restrittive per gli immigrati colti in violazione delle leggi olandesi e dei valori olandesi. I sussidi speciali concessi agli immigrati musulmani saranno interrotti perché, come ha ricordato il ministro Donner, “non è il compito del governo di integrare gli immigrati”.

Una nuova legislazione sarà introdotta contro il fenomeno dei matrimoni combinati e saranno imposte misure più dure nei confronti di quegli immigrati musulmani che abbassano le proprie possibilità di ottenere un lavoro a causa del proprio vestiario. A questo proposito, con questo nuovo sistema, anche l’Olanda entra a far parte di quel gruppo di paesi che introduce il divieto del burqa per le donne islamiche a partire dal 1 Gennaio 2013. Inoltre le autorità saranno messe in condizione di ritirare con più facilità il permesso di soggiorno a quegli immigrati che avranno dimostrato di aver fallito nel processo di integrazione nella società olandese.

Insomma una doppia vittoria per Geert Wilders. Liberato finalmente dall’infame epiteto di ‘seminatore d’odio’, esce anche da vincitore politico visto che il suo partito, il PVV, è riuscito a condizionare il governo del premier Rutte nel definitivo rifiuto di quella ideologia utopica e dunque criminogena che è il multiculturalismo. Una vittoria anche per tutte quelle persone e i centri di ricerca – come la fondazione Magna Carta – che hanno offerto a Geert Wilders una tribuna per le sue ragioni, dandogli spazio e rispetto, in un momento in cui le elitès europee lo considerano un appestato. La libertà si è risvegliata in Olanda, trionfante. Una speranza per questa Europa senza anima e ignara oramai della sua grande identità.

di Andrea Doria

 

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