Risoluzione Onu in difesa della libertà su Internet; siamo sicuri?
9 luglio – Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha approvato a Ginevra la sua prima risoluzione a difesa della libertà su Internet. Malgrado l’opposizione di Cina, Russia e India, sono state decine le nazioni che hanno appoggiato il testo, che è stato co-sponsorizzato da 85 paesi, 30 dei quali fanno parte del Consiglio.
«E’ la prima risoluzione delle Nazioni Unite che conferma che i diritti umani nel mondo di Internet devono essere protetti con lo stesso impegno che si mette nel mondo reale», ha detto ai giornalisti l’ambasciatrice statunitense, Eileen Chamberlain Donahoe.
Fra gli stati che hanno appoggiato l’iniziativa, l‘ambasciatore della Tunisia, Moncef Baati, ha sottolineato l’importanza che il web ha avuto nelle rivolte che hanno portato alla destituzione del presidente Zine El Abidine Ben Ali.
Ci chiediamo che valore abbia questa firma (e, di conseguenza, anche tutte le altre) dal momento che in Tunisia i membri dell’Autorità nazionale per la riforma dell’informazione e della comunicazione, commissione incaricata di stilare una nuova legge in materia dei media, si sono dimessi motivando la loro decisione con la mancata volontà del governo di creare istituzioni necessarie per garantire la libertà di stampa.
Tunisia: NO a libertà di stampa, commissione per i media si dimette
La commissione aveva presentato le sue proposte a novembre scorso, ma sostiene di essere stata da allora ignorata dal governo. Nel frattempo, fa sapere l’authority, molte testate non rispettano le leggi esistenti e il governo nomina arbitrariamente i dirigenti dei media di Stato, esattamente come faceva l’ex regime.
Aspettiamo di conoscere le reazioni dell’ONU, se ce ne saranno, Cosa della quale dubitiamo fortemente. La composizione della Commissione ONU sulla libertà di informazione è infatti presieduta da Cina, Kazakistan, Libia e Iran.
Onu: la più grande associazione a delinquere del mondo?
Sull’Iran, l’Onu ripone grande fiducia, infatti ha premiato gli ayatollah insignendo Teheran capitale mondiale della filosofia (i maggiori filosofi
iraniani sono Kian Tajbakhsh, condannato a dodici anni di carcere, e Hashem Aghajari, condannato a morte per blasfemia).
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